venerdì 26 dicembre 2008

Un commissario politico a Liberazione?

da Liberazione del 24.12.08. Di Piero Sansonetti

Cari amici e compagni lettori, siamo nei guai. Liberazione è a rischio, è a rischio la sua autonomia, la sua libertà, cioè gli elementi essenziali che garantiscono che un giornale sia un giornale.
Vi riassumo gli avvenimenti delle ultime 24 ore (che hanno provocato lo sciopero dei giornalisti di Liberazione, e oggi hanno prodotto una nota ufficiale, molto molto severa, del sindacato). E’ successo questo: lunedì pomeriggio si è riunita la Direzione del Prc e ha bocciato (a stretta maggioranza) il piano di ristrutturazione e di rilancio del giornale, che era stato varato dal consiglio di amministrazione (e alla cui stesura avevo partecipato). Non è stata presentata nessuna motivazione ragionevole per questa decisione. Bocciato e basta. Il piano, che prevedeva l’annullamento del deficit e dunque un bilancio in pareggio, era stato accolto come base di trattativa dal sindacato dei giornalisti e dal comitato di redazione. Oggi la trattativa si sarebbe dovuta aprire. Ma è saltata. La bocciatura da parte del partito - di per sé - non ha peso giuridico, ma è un siluro politico formidabile, che mette a rischio la sopravvivenza del giornale. Alla bocciatura del piano, la direzione del Prc (sempre a stretta maggioranza) ha fatto seguire altre due decisioni. La prima - gravissima - è quella di chiedere la revoca del consiglio di amministrazione del giornale, con un vero e proprio colpo di mano, forse inedito nella storia dell’editoria italiana del dopoguerra. La seconda è quella di annunciare la probabile vendita del giornale ad un editore privato. Il nome dell’editore doveva restare segreto, ma noi lo abbiamo scoperto: si tratta di Luca Bonaccorsi, una persona che noi conosciamo bene e con il quale abbiamo anche rapporti di simpatia, ma che finora - lo sottolinea la nota dell’Fnsi - come editore non ha dato molte garanzie (e deve affrontare diverse cause di lavoro avviate dai suoi dipendenti o ex dipendenti). Tutto questo è successo lunedì sera. Ieri abbiamo saputo delle cose che hanno ancora accresciuto il nostro allarme, e anche - lo confessiamo - il nostro incredulo stupore. E cioè siamo venuti a sapere che esiste una proposta di accordo, messa nero su bianco dall’editore Bonaccorsi, che la presenta come il riassunto “delle intese intercorse fino ad oggi” con i rappresentanti della proprietà (e dunque del partito).
In queste intese ci sono tre cose, tra le altre, che colpiscono e lasciano interdetti. La prima riguarda l’impegno a difendere “gli attuali livelli occupazionali”, e cioè a “non licenziare”. E’ vero che questo impegno viene assunto solennemente, come effettivamente era stato assicurato lunedì durante la riunione della Direzione, ma con un piccolo codicillo che recita così: “compatibilmente con lo sviluppo della società editrice conseguente al suo rilancio”. Che vuol dire? Che se per caso questo rilancio non ci sarà, come è un po’ più che probabile, l’editore potrà ristrutturare l’azienda come meglio credere e mandare a casa chi pare a lui.
La seconda cosa che colpisce riguarda l’autonomia generale del giornale, dichiarata apertamente un pericolo da abbattere. Dice testualmente l’accordo: “gli obiettivi dell’operazione: …tutela del controllo della linea politica del giornale da parte della segreteria del partito”. Ora, a me hanno detto che esageravo quando paragonavo certe idee sulla libertà dell’informazione alle idee brezneviane. Però dovete ammettere che questo concetto, secondo il quale la segreteria del partito è titolare della linea del giornale, in Occidente non era mai stato dichiarato. Altro che bollettino di partito!
La terza cosa che lascia davvero interdetti è la proposta di doppia direzione. E’ scritto testualmente nell’accordo che ci sarà un direttore responsabile che però non avrà voce sulla linea politica del giornale e addirittura non potrà decidere chi sono gli editorialisti e quali editoriali pubblicare. Ora voi capite che un direttore che non può decidere chi scrive l’editoriale, né può scriverlo lui, più che un direttore è un cretino. Questo mezzo direttore dovrà occuparsi solo della cronaca e della cultura, sempre che i temi culturali non investano scelte di linea politica. Tutto il resto spetterà ad una figura definita “direttore politico editoriale”, designato dal partito e che avrà poteri assoluti. Un vero e proprio commissario politico. Tutto questo, naturalmente, in violazione del contratto nazionale di lavoro. Ma la violazione del contratto di lavoro non è neppure l’aspetto più grave: l’aspetto più grave è la violazione di qualunque idea di libera informazione e di qualunque rispetto per l’autonomia e per i diritti dei giornalisti. E’ la concezione totalitaria, che sembra persino un po’ una farsa, una esagerazione caricaturale di vecchie idee autoritarie degli anni 50.
Diciamo che di positivo, in questo preaccordo, c’è solo una cosa: che è un “preliminare” d’accordo, una specie di compromesso di vendita, ma non è ancora definitivo. Ritengo abbastanza probabile che sia frutto di un equivoco o di qualche problema di “impreparazione” in chi ha trattato l’affare. Francamente sono convinto che Paolo Ferrero non possa far passare una cosa del genere, e per di più farlo furtivamente nei giorni delle vacanze natalizie, e oltretutto attraverso il “putsch” dell’esautoramento del consiglio di amministrazione.
Noi siamo qui per sollecitare un ripensamento, e per ribadire che questa redazione è disponibile ad ogni trattativa per salvare il giornale. Diciamo la verità: non è rimasto più molto a sinistra, non ci sono grandi segnali di vita. Liberazione è uno dei pochi “organismi viventi”. Che senso ha tentare di raderla al suolo? Qual è il motivo vero? Perché è un giornale contrario alle dittature? Perché non ama il muro di Berlino? Perché è troppo amica degli omosessuali e delle femministe? Perché fu troppo libera e critica col governo Prodi? Perché aspira a un nuovo soggetto unitario della sinistra? Perché non ama i riti e le burocrazie di partito? Perché troppe volte antepone il culto della libertà a tutto il resto? O addirittura perché è troppo radicale nelle sue battaglie a difesa degli immigrati, o a difesa dei lavoratori, dei loro diritti, delle lotte della classe operaia?
Non è possibile dare una risposta positiva a nessuna di queste domande. A nessuna. Allora forse c’è ancora il tempo per ricominciare a dialogare. Per cercare una via di salvezza di questo patrimonio, che non appartiene a nessuno, che è di tutta la sinistra e che è una ricchezza, che non può essere dispersa, per il sistema dell’informazione. Cancelliamo quella proposta di accordo e ricominciamo daccapo.

domenica 7 dicembre 2008

13 Dicembre 2008 - Presentazione Associazione Per La Sinistra

Per partecipare all'Assemblea Nazionale del 13 dicembre a Roma stiamo organizzando pullman gratuiti che partiranno da Terni, alle ore 12.00 da Piazzale Bosco (Terminal Bus)

Per inviare le vostre adesioni:
perlasinistratr@gmail.com
Roberta 3929708632

inoltra la mail a chiunque fosse interessato all'argomento.


Sabato 13 dicembre, con inizio alle ore 13.30 e conclusione entro le ore 18, si terrà a Roma presso il teatro Ambra Jovinelli in via Guglielmo Pepe 41 (nei pressi della stazione Termini) l'Assemblea Nazionale di presentazione dell'associazione "Per la Sinistra", uno strumento leggero per tutti coloro che sono interessati a ridare voce, ruolo e progetto alla sinistra, avviando adesioni larghe e plurali, con l'obiettivo di lavorare a un nuovo soggetto politico della sinistra italiana attraverso un processo che deve avere concreti elementi di novità.

Costruire insieme una sinistra che...
..raccolga l'urgenza presente nel nostro Paese e crei e lo spazio
vero, reale, possibile, crescente per suscitare speranza e chiamare
all'impegno politico
...riesca finalmente a mescolare i segni e i semi di più culture
politiche per farne un linguaggio diverso, un diverso sguardo sulle
cose di questo tempo e di questo mondo
...rifiuti il rifugio identitario fine a sé stesso, la fuga dalla
politica, l'affannosa ricerca dei segni del passato come nuovi feticci
da agitare verso il presente
..non sia la sommatoria di ceti politici ma un percorso democratico,
partecipativo, inclusivo in cui ciascuno si assuma una propria
responsabilità

L'assemblea sarà l'occasione per dare avvio ad una ampia consultazione popolare sui tratti distintivi che vogliamo assuma il nuovo soggetto della sinistra. Protagonisti dell'incontro dovranno essere le donne e gli uomini, le associazioni e i movimenti che nel corso di questi mesi si sono misurati in ogni realtà del territorio nazionale con la necessità, dopo la sconfitta dello scorso aprile, di dare una speranza al popolo della sinistra.
Per questo chiediamo alle diverse realtà del paese di sentirsi partecipi dell'assemblea, di portare all'incontro esperienze, percorsi, testimonianze e di prendere la parola per rappresentarle.

IMPEGNAMOCI TUTTI OGGI IN QUESTO CAMMINO. A COSTRUIRLO NEL TEMPO CHE SARA' RICHIESTO. A COMINCIARE DA ORA.
Costruiremo insieme, nel corso dell'assemblea, l'agenda del lavoro nazionale che l'associazione si propone di svolgere già nei giorni successivi e il raccordo necessario con il radicamento da costruire nei territori.