MOZIONE
Al Sindaco del Comune di Narni
Alla Giunta del Comune di Narni
Al Presidente del Consiglio del Comune di Narni
Narni, lì 02/09/08
OGGETTO: Imbrocchiamo l’acqua! Meno danni all’ambiente con un considerevole risparmio economico… W L’ACQUA DEL SINDACO
Prendiamo la realtà narnese.
0,30 centesimi di euro il costo medio di una bottiglia acqua. Mediamente consumiamo, pro capite, una bottiglia di acqua al giorno. Ciò significa che in un anno per una famiglia di tre persone il costo annuo per l’approvvigionamento, solamente di acqua minerale, è di 328,5 euro. A tutto ciò va aggiunto il costo di smaltimento della plastica. Considerando
È verosimile ipotizzare quindi per una famiglia di tre persone, considerando anche ulteriori costi accessori oltre ai precedenti quale il trasporto, un costo di circa 400 euro annui legati al ciclo dell’approvvigionamento di acqua minerale imbottigliata in contenitori di plastica.
Troppo spesso si pensa che la migliore acqua che si possa bere è quella in bottiglia solo perché non viene dal rubinetto delle nostre case.
È necessario sfatare questa legenda perché l’incremento esponenziale del consumo di acqua minerale degli ultimi anni, ha creato e continua a creare degli impatti estremamente negativi in termini ambientali, di gestione delle risorse idriche, di gestione dei rifiuti ed anche in termini economici in quanto, tale consumo, incide subdolamente in maniera consistente nell’economia delle famiglie.
CONSIDERAZIONI DI CARATTERE SANITARIO
Prima di tutto bisogna essere consapevoli del fatto che se vogliamo bere acqua pura ci dobbiamo porre, come cittadini o come amministratori, maggiori sforzi per proteggere fiumi, laghi e falde acquifere per far sì che le acque siano sin dall’origine il più possibile pure e che arrivino sicure ai nostri rubinetti.
È necessario altresì sfatare la credenza per cui l’acqua minerale in bottiglia sia più pura e più sicura dell’acqua potabile dei nostri acquedotti. Tutto ciò perché il legislatore non considera l’acqua minerale acqua potabile ma acqua terapeutica in ragione di particolari caratteristiche chimico-fisiche che ne suggeriscono un uso per fini specifici. Anche se dalla fine del 2004 il Ministero della Sanità dichiara fuori legge tutte quelle acque minerali che superino i limiti di quantità delle sostanze nocive previste per l’acqua potabile comune(i limiti dell’acqua comune erano decisamente più alti rispetto a quelli dell’acqua minerale), si deve precisare che l’avvelenamento cronico, dovuto ad esposizione a lungo termine di arsenico attraverso le acque potabili, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, causa cancro alla pelle, ai polmoni, alla vescica ed ai reni; mentre il manganese oltre la misura consentita, potrebbe incrementare la suscettibilità a infezioni polmonari. E si deve ricordare inoltre che a fine 2003, dopo una serie di inchieste accertanti inquinamenti per numerosi fonti da idrocarburi al benzene in quantità 10 volte superiore alla media, Sirchia varò in piene festività natalizie(29 dicembre 2003) un decreto che innalzava la soglia di tolleranza per molti degli inquinanti trovati nelle minerali facendo rientrare molte industrie dell’acqua imbottigliata nella legalità. Il decreto consentiva inoltre, sempre per far rientrare nei limiti di legge le minerali con eccesso di arsenico o manganese, di abbassarne le quantità tramite un trattamento di ozonizzazione, ossia tramite l’uso di ozono. Un procedimento tuttora consentito che potrebbe dar luogo a sostanze indesiderate, più pericolose di quelle che si intende limitare (i bromati, una di queste sostanze, sono fortemente cancerogeni).
In sintesi, per molti anni sono state commercializzate acque derivanti da fonti contaminate da sostanze pericolose che oggi possono essere imbottigliate e vendute ugualmente grazie a pesanti trattamenti chimici che le fanno rientrare nella legalità.
CONSIDERAZIONI DI CARATTERE ECONOMICO AMBIENTALE
In Italia, al 2006, erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali che hanno imbottigliato 12 miliardi di litri di acqua in grado di generare un volume di affari di 2,2 milioni di euro. Tali volumi riguardano esclusivamente le industrie del settore dal momento che ancora oggi sfruttano canoni di concessioni da versare alle regioni molto bassi se non addirittura nulli. Dove esistono le tariffe queste variano tra 0,0003 euro per litro e i 0,003 euro per litro. In Umbria siamo a 0.5 euro/mc (0.0005 euro per litro) ovvero meno del costo della colla per le etichette delle bottiglie. Un tale canone non garantisce nemmeno il costo di smaltimento delle bottiglie di plastica (altra cosa sarebbe se fossero imbottigliate con le bottiglie di vetro).
Gli introiti derivanti dalle diverse aziende imbottigliatrici che operano nella regione sono di circa 1.4 milioni euro, pari allo 0.6% del volume di affari derivante dalla vendita delle acque minerali (250 milioni di euro considerando un costo medio a litro di 30 centesimi di euro). Tutto questo anche se le acque sotterranee sono patrimonio collettivo in quanto fanno parte del demanio pubblico.
Di fatto l’acqua in bottiglia fa concorrenza a un bene comune. Solo che le forze in campo sono impari: contro i 379 milioni di euro che l’industria spende per sostenere l’acqua in bottiglia, gli acquedotti non investono una lira per pubblicizzare il proprio servizio
Vanno inoltre considerati i costi spesi per lo smaltimento delle numerose bottiglie di plastica derivate dal consumo di acque minerali e che sfuggono alla raccolta differenziata, costi che, come precedentemente indicato, vanno ad incidere esclusivamente sulla collettività.
È chiaro che tale situazione ha un impatto ambientale ed economico sulla popolazione estremamente pesante.
LA PROPOSTA
Ricordando che l’amministrazione comunale con uno specifico ordine del giorno si è impegnata ad una concreta politica di riduzione alla fonte dei rifiuti, e ricordando che il Comune di Narni ha aderito alla campagna azzeroaccadueo, si propone:
- introdurre in tutte le strutture pubbliche ed istituzionali, ad iniziare con particolare attenzione dal Consiglio Comunale, sistemi di distribuzione di acqua pubblica;
- introdurre in tutte le mense comunali il consumo di acqua pubblica abbandonando quello in bottiglie di plastica;
- proporre di istituire negli ATO ( Ambiti Territoriali Ottimali ) il "Consiglio dei cittadini", cioè ambiti di partecipazione attiva di cittadini designati da organizzazioni rappresentative della società civile, con effettivo potere di incisività sulla gestione del servizio idrico intergrato;
- avviare una serie di trattative con il settore della ristorazione affinché venga diffusa la pratica di servire acqua di rubinetto;
- incentivare l’adozione nelle abitazioni di tecnologie di riduzione dei consumi (es. riduttori di flusso o sistemi di filtraggio);
- introdurre norme funzionali al risparmio idrico, alla realizzazione di reti idriche duali, al riuso delle acque reflue per agricoltura ed industria;
- avviare una campagna informativa per incentivare il consumo di acqua pubblica e disincentivando quello in bottiglie di plastica;
- avviare una campagna informativa per formare nell’opinione pubblica una consapevolezza e una cultura dell’acqua come diritto e bene comune da tutelare e garantire;
- aderire, come amministrazione, alla campagna nazionale “imbrocchiamola” di Legambiente;
- mantenere la gestione pubblica dell'acqua ed impegnarsi alla ripubblicizzazione del servizio idrico anche a livello locale;
- sostenere e promuovere il rifinanziamento pubblico dei servizi idrici a livello locale e nazionale;
- attivare strumenti per facilitare la partecipazione e la mobilitazione sui territori dei cittadini alla gestione del servizio idrico integrato e la riduzione degli sprechi per un corretto uso della risorsa;
- nel campo della cooperazione internazionale, impegnarsi affinché venga garantito l'accesso all'acqua nel paesi del Sud del mondo attraverso Fondi di solidaríetà
Alfonso Morelli – Capogruppo PRC - SE
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