domenica 11 gennaio 2009

Quando si ammazza il futuro di un popolo si deve parlare di genocidio

La notte di capodanno era immersa nella neve e nel silenzio della montagna. A mezzanotte sono cominciati i botti. Tutta la valle

rieccheggiava di scoppi e il buio si colorava di rosso e di verde... A mio figlio e agli altri bambini piccoli quelli più vicini davano fastidio. S'impaurivano. Mi sono venuti in mente i bambini di Gaza e mi è passata la voglia di festeggiare. I bambini impazziscono di terrore sotto le bombe.
La percentuale di bambini vittime di questa invasione è altissima. E quando si ammazza il futuro di un popolo si deve parlare di genocidio.

La storia dei razzi kassam è solo una scusa ridicola con cui i bugiardi si sciacquano la bocca. Mi sono messo puntigliosamente a fare i conti. Tot morti israeliani e tot palesinesi... a 100 palestinesi contro 1 vittima israeliana ho smesso di perdere tempo a lambiccarmi il cervello.

Chi aggredisce chi?

I razzi kassam sono artigianali e seppure mortali dal punto di vista bellico sono ridicoli rispetto alle armi non convenzionali disinvoltamente usate dall'esercito israeliano. Il fosforo bianco impedisce ogni ulteriore intervento medico... I proiettili all'uranio impoverito dopo aver fatto il loro sporco lavoro continuano a seminare morte...

Chi aggredisce chi?

Gaza in tempo di pace è il buco del culo del mondo. Un luogo dove è quasi impossibile vivere. E' un vero e proprio inferno dove Hamas ha la maggioranza politica. A me non piace e non condivido la sua linea politica e le sue parole d'ordine dalla comoda poltrona del mio comodo studio di una città del nordest italiano. Ma se vivessi a Gaza e dovessi fare i conti quotidianamente con una vita priva di prospettive e il futuro negato del mio bambino forse sarei un militante attivo di quella organizzazione.

Se guardo al passato del popolo palestinese non posso che rabbrividire. Se guardo al futuro, non ne vedo.

Dietro a questa farsa della sicurezza c'è una strategia precisa e cioè di ridurre i palestinesi alla realtà dei nativi americani. Israele non crede e non ha mai creduto nella parola d'ordine: due popoli, due stati. Ne vuole uno solo. Il suo.

Un ebreo colto e saggio come Moni Ovadia sostiene che dietro il conflitto israelo-palestinese oggi ci sia il futuro del controllo delle risorse idriche dell'area. Ne sono certo anch'io. ma questo è il risiko dei potenti. Oggi Gaza è senza acqua e la gente soffre la sete. Una delle prime mosse degli israeliani è stata quella di mettere in crisi i servizi primari e il fatiscente sistema ospedaliero. Eppure loro sono i buoni.

Gaza, per noi, è qualcosa di più di un conflitto di bassa intensità al debutto del 2009: tutto sarà come prima o nulla sarà come prima. Dipende da come intendiamo percepire il nostro agire.

Massimo Carlotto

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