domenica 11 aprile 2010

Il Cantiere dell'Alternativa - Narni

Dopo un breve periodo di riposo post-elettorale riprendiamo finalmente il nostro impegno politico.
Il risultato delle regionali è stato sorprendente e ci consegna un’importante responsabilità, non solo quella di continuare il buon lavoro svolto fino ad oggi ma di andare oltre e contribuire a riformare e rifondare la sinistra nel nostro Paese. Riformarla ovunque in Italia, anche in quelle regioni e quei territori come l’Umbria dove il centro sinistra governa da anni ma che dimostra ormai crepe profonde nel rapporto con la cittadinanza, logorato e consumato da quel potere concentrato solo a mantenere uno status quo e non interessato minimamente a rinnovarsi e finalmente a interpretare i cambiamenti della società.
È evidente che la forma partito, fino ad oggi conosciuta, è ormai consumata, inadeguata, fuori dalle virtù civiche e che per questo è opportuno ripensarla.

L’esperienza pugliese delle fabbriche di nichi sono un esempio importante di trasformazione. Senza compiere l’errore di un’emulazione cieca, dobbiamo interpretare adeguatamente quell’esperienza anche in Umbria, aprendo i cantieri dell’alternativa in tutti i nostri circoli facendoli diventare, come afferma lo stesso Vendola, quei luoghi in cui le esperienze si coagulano, la gente si ritrova insieme e resta insieme. Posti in cui si coopera per un’idea di governo e di società. Cooperazione: l’uno a fianco all’altro e non competizione.

SEL Narni ha pensato come primo passo - necessario ma non sufficiente per radicarsi nel territorio - di trasformare il gruppo di Facebook nato a sostegno della mia candidatura in “un cantiere dell'alternativa”, uno spazio di comunicazione libero nella speranza che tutti gli iscritti al gruppo rimangano tali e che si attivino per suggerire idee, proposte, bisogni da condividere per migliorare il nostro presente. Cercheremo così di attivarci per il territorio narnese sperando di essere da esempio per altre realtà, assicurando un’azione “glocale” per affrontare i temi locali senza ignorare ciò che avviene in contesti più ampi.

Non ci sfugge che l’azione politica non può e non deve risolversi solamente sul web. È opportuno immergersi tra le persone, coglierne gli umori, i bisogni, le necessità e saperle interpretare. Apriamo le sedi sì, ma facciamole itineranti cercando di frequentare le associazioni, i movimenti ma soprattutto i luoghi del lavoro. Pensiamo che proprio dal lavoro dobbiamo ripartire, combattendo ogni forma di precarietà perché è proprio la precarietà la più grande causa di insicurezza e fonte di paure della nostra società.

Buon lavoro a tutt* noi.

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